domenica, Giugno 22, 2025

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Cinema italiano in crisi, volano accuse tra Elio Germano, Geppi Cucciari e il ministro Giuli

Il mondo del cinema italiano alza la voce contro il ministro della Cultura Alessandro Giuli. L’accusa, sempre più condivisa tra artisti, produttori e registi, è quella di immobilismo istituzionale di fronte alla grave crisi che attraversa il settore, aggravata da un sistema di finanziamenti percepito come squilibrato e da una riforma del tax credit che tarda ad arrivare.

Germano e Cucciari scatenano la polemica

La miccia è esplosa durante la cerimonia dei David di Donatello 2025, quando Elio Germano, premiato come miglior attore protagonista, ha criticato il ministero e l’attuale gestione culturale del governo, parlando apertamente di un sistema che piazza “uomini del partito” nei ruoli chiave invece di valorizzare le competenze.

A rincarare la dose, con il suo consueto sarcasmo, ci ha pensato Geppi Cucciari durante la presentazione dei candidati al Quirinale, definendo Giuli “l’unico ministro i cui discorsi possono essere ascoltati anche al contrario”.

La reazione del ministro: “Minoranza rumorosa”

La risposta di Giuli non si è fatta attendere. In un’intervista e poi durante un evento pubblico, ha bollato le critiche come frutto di una “minoranza rumorosa” che approfitta della visibilità per “cianciare in solitudine”, arrivando ad accusare la cultura di sinistra di essere rimasta “senza intellettuali, solo comici”.

Una lettera firmata da 94 nomi del cinema

A quel punto, la protesta si è fatta collettiva: 94 personalità del cinema italiano – tra cui Nanni Moretti, Paolo Sorrentino, Ferzan Ozpetek, Paola Cortellesi, Alba Rohrwacher e Pierfrancesco Favino – hanno firmato una lettera aperta al ministro chiedendo un incontro urgente e definendo “inaccettabili” gli attacchi verso chi ha espresso critiche democratiche.

Un settore in affanno

Secondo dati forniti da associazioni di categoria, oltre il 70% dei professionisti del settore è disoccupato da più di un anno. A soffrire di più sono le produzioni indipendenti, penalizzate da un sistema di incentivi che, nelle sue distorsioni post-pandemiche, continua a favorire le major. Il blocco del tax credit, attuato l’anno scorso, ha ulteriormente complicato la situazione.

Introdotto nel 2016, il sistema di credito d’imposta fino al 40% delle spese aveva inizialmente rilanciato la produzione cinematografica. Oggi, senza una riforma strutturale, rischia di ampliare ulteriormente il divario tra grandi produzioni e cinema indipendente.

Un clima sempre più teso

Elio Germano ha definito “inquietante” che un ministro citi pubblicamente un cittadino per aver espresso critiche. Intanto, Giuli sembra intenzionato a non arretrare.

Nel frattempo, il cinema italiano continua a chiedere ascolto. Ma la sensazione è che al momento, più che un dialogo, ci sia uno scontro aperto. E mentre il pubblico si divide, la cultura paga il prezzo più alto.

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